Riscaldamento globale: il 2020 è stato il secondo anno più caldo di sempre
Il 2020 verrà ricordato da tutti per molto tempo, oltre che per la pandemia da Covid-19 ancora in corso, per il susseguirsi di eventi nefasti e dannosi, per l’uomo e la natura. Basti pensare agli incendi in Australia, dove la terra ha bruciato per mesi e mesi, provocando danni irreparabili, alla catastrofe di Beirut, l’esplosione che ha fatto segnare circa 200 morti e 7000 feriti o lo sversamento, in Siberia, di 20000 tonnellate di gasolio nel fiume Ambarnaya. Oltre a questo, un altro dato degno di nota riguarda la temperatura media del suolo e della superficie del mare. La NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), infatti, ha reso noto che il 2020 risulta essere il secondo anno più caldo della storia con una temperatura globale di 0.98 °C sopra la media e solo 0.02 °C più freddo dell’anno che attualmente detiene il record, ovvero il 2016.
A destare notevole preoccupazione, oltre al dato riferito al 2020, è il trend che si sta seguendo. Come riportato nella tabella sottostante, nel periodo che va dal 1880 al 2020 i dieci anni più caldi di sempre sono concentrati negli ultimi 15 anni, e, addirittura, i primi 9 sono compresi nell’ultimo decennio 2010-2020, incoronato come il decennio più caldo di sempre.
A cosa è dovuto questo cambiamento?
La causa principale del mutamento climatico in corso è sicuramente l’uomo, o meglio, le attività che l’uomo ha portato avanti in maniera sregolata per anni e anni senza tenere conto dei danni che stava procurando al pianeta, e ad egli stesso.
Prima di tutto, è importante fare una distinzione tra inquinamento e cambiamento climatico, i due argomenti sono correlati ma non sono esattamente la stessa cosa. Per inquinamento si intende l’immissione in atmosfera di agenti inquinanti, ovvero, sostanze che comportano effetti dannosi per gli essere viventi (ad esempio polveri sottili). Con l’espressione cambiamento climatico, invece, viene indicata una variazione delle condizioni climatiche della Terra, o comunque riguardante ampie zone del pianeta, che avviene in un lungo periodo.
Inoltre, va detto, che la Terra, durante la sua esistenza, ha attraversato almeno cinque ere glaciali, intervallate da periodi caratterizzati da temperature medie elevate. La Terra, quindi, non è affatto nuova a variazioni climatiche, anzi, fanno parte sul suo ciclo di vita. Tuttavia, i cambiamenti osservati a partire dai primi anni del ‘900 non seguono il naturale percorso di crescita del nostro pianeta ma sono causati da attività umane, su tutte l’utilizzo di combustibili fossili.
Il cambiamento climatico attualmente in atto è conseguenza diretta di un fenomeno, il riscaldamento globale, causato dall’incoscienza dell’uomo. A partire dalla prima rivoluzione industriale, infatti, si è cominciato ad utilizzare combustibili fossili (carbone, petrolio, gas naturale) la cui combustione libera anidride carbonica, che non è un inquinante ma uno dei principali gas serra. Altri gas serra sono il metano ed il protossito di azoto.
L’accumulo e la permanenza di questi gas in atmosfera genera l’effetto serra, al contrario di quello che si pensa, è un fenomeno necessario per consentire l’abitabilità del nostro pianeta intrappolando una parte dell’energia che ci viene fornita dal sole e consentendo il riscaldamento dell’atmosfera ed è la Terra stessa a regolare la presenza di questi gas, CO2 in particolare, attraverso foreste ed oceani. L’uomo con le sue attività ha intaccato questo equilibrio delicatissimo aumentando in maniera esponenziale questo effetto.
Quali sono le conseguenze?
La principale conseguenza di questo cambiamento climatico forzato e abbastanza repentino è il manifestarsi di eventi climatici anomali rilevanti.
Anche sotto questo punto di vista è stato un anno record. Si sono registrati, infatti, ben 103 cicloni tropicali di dimensioni rilevanti pareggiando il precedente record del 2018. La temperatura annuale della superficie del mare è stata la terza più alta mai registrata (dopo quelle del 2016 e del 2019) e di 0.76 °C sopra la media del 20esimo secolo. Il dato peggiore, che è preoccupante sia per la fauna del posto sia per il futuro del nostro pianeta, riguarda l’estensione dei ghiacciai nell’emisfero nord: si è registrata la quarta estensione più piccola del periodo 1967-2020.
Come stiamo reagendo
Fortunatamente, i Paesi di tutto il mondo sembrano aver preso coscienza del problema e sembra stiano tentando, anche se lentamente, di mettersi all’opera. La prima grande conquista, per chi ha a cuore questo grande problema, è la firma del Protocollo di Kyoto nel 1997. Si tratta del primo documento internazionale che lega in maniera giuridicamente vincolante alcuni dei paesi più sviluppati, i quali devono concretamente impegnarsi a diminuire le proprie emissioni. In tale protocollo veniva richiesta la diminuzione delle emissioni di gas serra del 5%, e questo obiettivo era da raggiungere entro il 2012. Tuttavia, la messa in atto fu molto lenta e solo nel 2005 furono raggiunte le firme necessarie affinché entrasse in vigore, ciò fu dovuto al fatto che a quel tempo c’era ancora molto scetticismo sul problema del cambiamento climatico.
Molto più concreto, e si spera più efficace, l’accordo firmato a Parigi nel 2015. È stato sottoscritto da circa 190 paesi, i quali si impegnano a mantenere l’aumento della temperatura sotto i 2°C e, possibilmente, entro gli 1.5°C. L’obiettivo finale è quello di ridurre, entro il 2050, il netto delle emissioni di gas serra. Si vuole fare in modo che le emissioni di gas serra, siano compensate da naturale ciclo di vita terrestre, attraverso foreste e oceani.
Articolo a cura di Domenico Ricchiari.