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Sophie Germain: la matematica sotto falso nome

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Sophie Germain nacque a Parigi il 1° aprile del 1776, seconda di tre figlie di una famiglia benestante.
Durante la Rivoluzione francese, per proteggerla dal caos che regnava sovrano nelle vie della capitale, il padre, Ambroise-François, mercante di tessuti, ritenne opportuno trasferire la sua famiglia dall’appartamento in Rue Sainte-Croix de la Bretonnerie, vicino Notre Dame, in una casa di campagna. Lì, per sconfiggere la noia delle lunghe giornate passate in completa solitudine, Sophie si immerse nella lettura dei numerosi testi dell’enorme libreria paterna.

Le letture di Sophie Germain

In particolare, scorrendo le pagine di un libro di storia della matematica di Jean-Étienne Montucla, Sophie rimase impressionata dalla tragica fine di Archimede, ucciso per mano di un soldato romano alle cui grida e minacce il matematico siracusano non aveva prestato attenzione, in quanto immerso nella soluzione di un problema di geometria. Se un pensatore come Archimede aveva perso la vita per la matematica, pensò Sophie, allora quel mondo fatto di formule, numeri, figure geometriche e arguti ragionamenti doveva essere davvero una terra intrigante, affascinante, da conquistare ad ogni costo.

Ebbe inizio così una passione travolgente per la matematica che indusse Sophie ad affrontare molti sacrifici, tra cui quello di studiare da autodidatta il latino e il greco per poter leggere i testi classici in lingua originale, e a superare numerosi ostacoli, il primo dei quali fu l’opposizione dei genitori, intenti a spegnere in tutti i modi possibili il suo insano entusiasmo per quelle perverse letture. Riguardo quest’ultima, giunsero al punto di proibirle l’uso delle candele e a vietarle l’accensione del camino in camera sua, affinché cessasse di leggere la sera.

Sophie Germain

La sua sete di conoscenza contro ogni ostacolo

Ma fu tutto vano: Sophie rimpiazzò le candele sequestrate con quelle che si faceva da sola, che nascondeva sotto le gonne e portava in camera, dove trascorreva le notti a leggere i volumi proibiti dei grandi matematici del passato, avvolta in una coperta. Se i genitori alla fine si arresero, non così il mondo accademico di inizio Ottocento. Assurdo che una donna potesse nutrire una passione per la matematica, impossibile che potesse iscriversi all’università e frequentarne i corsi. La determinazione di Sophie, tuttavia, non conosceva limiti: se da piccola era stata costretta a contrabbandare candele, adesso era il turno delle dispense che si faceva prestare da alcuni studenti dell’École polytechnique, suoi amici, studiava con avidità e poi restituiva.

All’epoca, gli studenti erano soliti inviare per posta ai professori dei commenti sui problemi assegnati o sugli argomenti dei corsi. Vari docenti cominciarono così a ricevere regolarmente lettere che contenevano sottili ragionamenti su temi di matematica avanzata e che portavano la firma di Monsieur Antoine-Auguste LeBlanc, uno strano ed enigmatico allievo che nessuno riusciva a individuare nella propria classe. Tra questi professori, vi era anche il famoso matematico Joseph-Louis Lagrange, il cui stupore fu grande quando scoprì che dietro quel nome si nascondeva una donna!

L’aiuto per Sophie

La notizia fece scalpore e iniziò a passare di bocca in bocca, stimolando la curiosità di tanti e spingendo molti studiosi a farsi avanti per conoscere “Monsieur LeBlanc”. Grazie all’influenza di uno di questi, il celebre matematico francese, Adrien-Marie Legendre, Sophie si avvicinò e si appassionò alla teoria dei numeri e, in particolare, ad una congettura formulata da Fermat quasi due secoli prima e che sarebbe stata dimostrata solo nel 1994: non esistono tre interi positivi a,b,c tali che a^n+b^n=c^n nel caso in cui n sia maggiore di 2.

Le epistole con Gauss

Studiando approfonditamente un testo chiave della teoria dei numeri, le “Disquisitiones Arithmeticae” di Gauss, Sophie riuscì a dimostrare che la congettura di Fermat era vera per una serie di valori dell’esponente n legati a particolari numeri primi, noti oggi come “numeri primi di Germain”. Cercando l’approvazione di Gauss, gli scrisse per la prima volta il 21 novembre 1804, firmandosi come al solito Monsieur LeBlanc. Sebbene Gauss non fosse particolarmente interessato al teorema di Fermat (in realtà, ancora congettura), rispose comunque in modo gentile, affermando che aveva letto con grande diletto quanto scritto da Monsieur LeBlanc ed era contento che la matematica gli avesse consentito di conoscere questo nuovo amico.

Sophie Germain

Rincuorata da questa risposta, Sophie gli scrisse nuovamente, dando origine ad un fitto carteggio tra i due che sarebbe durato a lungo.Ad una lettera di Gauss seguiva un’altra di Monsieur LeBlanc, e la vera identità di quest’ultimo non sarebbe mai stata svelata se Napoleone non avesse invaso la Prussia nel 1806.

La scoperta dell’identità di Sophie Germain per Gauss

Nel momento in cui le truppe francesi, all’indomani della vittoria di Jena, si mossero verso Brunswick, dove viveva Gauss, Sophie, temendo che il matematico tedesco facesse la medesima drammatica fine di Archimede, scrisse ad un amico di famiglia, il generale Joseph-Marie de Pernety, comandante dell’artiglieria francese della campagna di Prussia, implorandolo di fare in modo che Gauss non corresse alcun pericolo. Quando il generale riuscì a scovare Gauss e gli fece il nome di una giovane matematica parigina, Sophie Germain, senza l’interesse della quale lui non avrebbe avuto salva la vita, il matematico tedesco trasecolò.

Una nuova lettera giunta da Parigi fece luce sul mistero: “Il generale Pernety mi ha informato che le ha fatto il mio nome. Questo mi porta a confessare che io non sono a lei sconosciuta come crede, perché, temendo il senso del ridicolo associato a una donna scienziata, ho preferito in precedenza adottare il nome di Monsieur LeBlanc per comunicare a Lei quelle note che ha avuto l’indulgenza di leggere…”. Gauss rispose senza indugio:”Quando una persona di sesso femminile che, secondo i nostri giudizi maschili, deve incappare in difficoltà infinitamente superiori a quelle che incontrano gli uomini per giungere a familiarizzarsi con le spinose ricerche della matematica, quando questa persona riesce, nonostante tutto, a sormontare simili ostacoli e a penetrare fino alle regioni più oscure della scienza, ella deve senza dubbio possedere un nobile coraggio, un talento assolutamente straordinario e un genio superiore”.

Sophie non avrebbe potuto ricevere un omaggio più bello alla sua intelligenza, parole più colme di ammirazione sincera.Sophie Germain, e Monsieur LeBlanc con lei, morì nel 1831. Dall’atto di morte non si evince che fosse né una matematica, né una scienziata: agli occhi dei suoi contemporanei era semplicemente una “proprietaria terriera”.