Home » “Spesso buono oltre”: arrivano le nuove etichette contro lo spreco alimentare

“Spesso buono oltre”: arrivano le nuove etichette contro lo spreco alimentare

spesso buono oltre

“Spesso buono oltre” sarà la scritta che presto vedremo sulle etichette dei prodotti alimentari accanto a “da consumarsi preferibilmente entro”. A proporlo è la Commissione Europea nella revisione delle norme sulla data di scadenza dei prodotti alimentari. Il motivo? Questa dicitura aiuterà a ridurre lo spreco alimentare, i cui dati nel mondo sono allarmanti.

Il problema dello spreco alimentare

Pensiamo a quanto cibo ognuno di noi butta nella spazzatura ogni giorno. Ogni volta che facciamo questo gesto, apparentemente innocuo, stiamo producendo un danno per il pianeta, contribuendo non solo a sprecare le risorse della natura, ma anche a produrre anidride carbonica. Lo spreco alimentare, di cui abbiamo parlato qui, è strettamente connesso alla data di scadenza che leggiamo sulle etichette. Se siamo oltre quella data, ci viene automatico gettare via il prodotto. In realtà, molti cibi continuano ad essere buoni se consumati dopo quella data. Ecco perché l’Unione Europea ha deciso di proporre una nuova etichetta, una vera e propria strategia salva-sprechi. In Italia mediamente ogni cittadino nella propria abitazione getta nella spazzatura 27 chili di cibo ogni anno. Buttare cibo significa generare una perdita economica pari a 6,5 miliardi di euro, oltre che danneggiare l’ambiente sprecando risorse preziose tra cui l’acqua.

spesso buono oltre

Si possono consumare i cibi dopo la data di scadenza?

La Commissione Europea ha proposto una nuova etichetta sui prodotti alimentari, su cui sarà scritto anche “spesso buono oltre”. Questa dicitura indica che alcuni cibi possono tranquillamente essere consumati dopo la data di scadenza, se conservati correttamente. Molti alimenti infatti possono essere consumati anche se scaduti, ma bisogna prestare attenzione a come si presentano anche alla vista e all’olfatto. I cinque sensi possono aiutarci a capire se il prodotto è ancora commestibile anche se lo abbiamo dimenticato in frigo o in dispensa.

Data di scadenza o termine minimo di conservazione?

La data di scadenza deve riportare esattamente giorno, mese e anno ed è indicata con la scritta “da consumare entro”. Il consumatore deve rispettare esattamente la data e le condizioni di conservazione, sia per il prodotto chiuso che aperto. Non si può mangiare l’alimento dopo la data di scadenza, perché potenzialmente dannoso. Questo vale per latte, uova, formaggi freschi, carne, pesce, insalate confezionate e pasta fresca confezionata. Il termine minimo di conservazione invece è indicato con la scritta “da consumare preferibilmente entro”. In genere viene indicato solo il mese e l’anno o anche solo l’anno. Questo vuol dire che il prodotto può essere consumato dopo quella data, ma potrebbe esserci un’alterazione nel gusto o nella consistenza. Questo vale per i prodotti secchi e in scatola, per le bevande, le conserve, le confetture o i surgelati.

spesso buono oltre

A che cosa serve la data di scadenza?

Secondo una ricerca di Altroconsumo, il 63% degli italiani non conosce la differenza tra “da consumarsi entro” e “da consumarsi preferibilmente entro” sulle etichette. Questo porta a commettere errori quando si devono consumare o buttare i prodotti. Esiste infatti una differenza tra data di scadenza e termine minimo di conservazione. Solo gli alimenti confezionati sono obbligati a presentare l’etichetta, indicando la data di scadenza o il termine minimo di conservazione, mentre non c’è obbligo per i prodotti freschi. La data di scadenza indica la data oltre la quale il prodotto presenta alterazioni di aspetto o gusto o pericoli per la salute. Il termine minimo di conservazione invece è solo una data orientativa, che si applica ai prodotti non deperibili che possono essere consumati senza rischi. Quindi, “da consumare entro” vuol dire che consumare il prodotto oltre la data di scadenza potrebbe essere rischioso per la salute. Se invece leggiamo “da consumarsi preferibilmente entro” vuol dire che oltre quella data il prodotto perderà qualità, in termini di gusto, ma non è rischioso per la salute.

Quali alimenti si possono mangiare dopo la data di scadenza?

Tra qualche settimana, come approvato dalla Commissione Europea, alla scritta “da consumarsi preferibilmente entro” si aggiungerà “spesso buono oltre”. La decisione ha lo scopo di aiutare i cittadini a comprendere meglio le indicazioni relative alla scadenza dei prodotti alimentari. La distinzione tra “da consumarsi entro” e “da consumarsi preferibilmente entro” genera infatti molta confusione nei consumatori. Si stima che il 10% dello spreco alimentare è dovuto proprio a un’interpretazione errata di questa dicitura. Per questo la Commissione Europea ha deciso di aggiungere una nuova indicazione per dare maggiore chiarezza.

Elenco degli alimenti con indicazione delle date da rispettare

Gli alimenti che si possono mangiare dopo la scadenza sono:

  • yogurt: fino a 6/7 giorni dopo la data di scadenza;
  • latte fresco: entro il sesto giorno successivo al trattamento termico se pastorizzato, mentre entro il decimo giorno successivo al trattamento termico se microfiltrato;
  • formaggi stagionati e a pasta dura: possono essere consumati dopo la data di scadenza, rimuovendo accuratamente la muffa;
  • pesce e piatti surgelati: fino a due mesi dopo la data di scadenza;
  • tonno e altro pesce in scatola: fino a due mesi dopo la data di scadenza;
  • pasta secca e riso: fino a qualche mese dopo la data di scadenza;
  • biscotti e altri prodotti secchi: fino a qualche mese dopo la data di scadenza;
  • olio: fino a 8 mesi dopo la data di scadenza;
  • conserve sottaceto: fino a due mesi dopo la data di scadenza;
  • conserve di pomodoro: anche oltre i due mesi dalla data di scadenza;
  • panettone, pandoro e simili: fino a due settimane dalla data di scadenza.

Per i formaggi freschi e le uova va rispettata la data di scadenza, perché si potrebbe andare incontro a rischi per la salute. Lo stesso vale per salumi affettati per il rischio di sviluppo di tossine. Si consiglia anche di rispettare la data di scadenza dei succhi di frutta. Esistono poi alimenti che non hanno la data di scadenza, come bevande alcoliche, aceto, sale e zucchero. La carne fresca deve invece essere consumata al massimo entro sei giorni dalla data di confezionamento, entro due giorni in caso di fette sottili o carne tritata. Il pesce fresco invece va mangiato entro 5 giorni dalla cottura.

spesso buono oltre

“Spesso buono oltre”: cosa cambia con la nuova dicitura?

L’indicazione “spesso buono oltre” è stata proposta nell’ambito della revisione delle norme sulle date di scadenza. La nuova dicitura si aggiungerà a “da consumarsi prefeibilmente entro”. Secondo i funzionari europei, l’etichetta modificata consentirà una comprensione ottimale, aiutando “il processo decisionale dei consumatori in merito all’opportunità di consumare o eliminare un alimento”. Tuttavia, diversi imprenditori dell’industria alimentare sostengono che questo tipo di espressione comporti incertezze sulla responsabilità legale degli operatori del settore alimentare. Un comunicato di Coldiretti ha spiegato

“È importante mantenere in etichetta il Termine minimo di conservazione (Tmc) riportato con la dicitura ‘Da consumarsi preferibilmente entro’ che indica la data fino alla quale il prodotto alimentare conserva le sue caratteristiche organolettiche e gustative, o nutrizionali. Tanto più ci si allontana dalla data del Tmc, tanto più non sono più garantiti dal produttore i requisiti di qualità del prodotto, quale il sapore, odore, fragranza“.

Dal comunicato di Coldiretti relativo alla proposta della Commissione Europea

Cosa significa “spesso buono oltre”?

“Spesso buono oltre” è una dicitura già comparsa nel 2021, lanciata dall’applicazione Too good to go. Si tratta di un’iniziativa diffusa in Italia ma anche in altri Paesi europei, che recupera alimenti invenduti da ristoranti o supermercati, e li distribuisce ai consumatori. L’obiettivo è la riduzione dello spreco alimentare, incentivato anche da un significativo risparmio nel prezzo. Le parole “spesso buono oltre” indicano che, anche dopo il termine minimo di conservazione (“da consumarsi preferibilmente entro”) il prodotto può essere consumato. Quindi, quando leggeremo “spesso buono oltre” vuol dire che dopo quella data il prodotto non sarà nocivo ma perderà in termini di qualità o di proprietà nutritive. Ad esempio, la frutta secca contiene elevate quantità di fibre, e se consumata oltre la data indicata con “spesso buono oltre” non farà male alla salute, ma potrebbe avere meno fibre e quindi perdere le sue ottime proprietà nutrizionali.

Cosa fare dopo la data “spesso buono oltre”?

Possiamo consumare il cibo anche dopo il termine minimo di conservazione, ma attenzione ai cinque sensi. Se notiamo che il cibo ha un cattivo odore o presenta della muffa o un’alterazione di colore o al tatto, non va assolutamente consumato. La nuova dicitura quindi nasce semplicemente per evitare di buttare un prodotto solo perché siamo oltre la data di scadenza. Se infatti il prodotto non si presenta alterato nell’aspetto, può essere consumato senza paura. In generale, il periodo indicato con “spesso buono oltre” sarà di circa 7 giorni dopo il termine minimo di conservazione per prodotti come il pane confezionato. I prodotti come affettati e prodotti di salumeria crudi, cotti e stagionati o carne confezionati possono essere consumati anche un mese dopo il termine minimo di conservazione. Per prodotti come pasta, riso, dolci confezionati, conserve, confetture, snack sarà indicato il termine di uno o due mesi dopo il termine minimo di conservazione.