Quando si parla di matematica in Italia, non si può non citare Ennio De Giorgi. Egli fu forse il più grande matematico europeo del secolo scorso, per via dei suoi contributi al calcolo delle variazioni e alla teoria geometrica della misura.
De Giorgi nacque a Lecce l’8 febbraio 1928, figlio di un insegnante di lettere dell’Istituto Magistrale della stessa città. Ragazzo sveglio ed eccezionalmente intelligente, Ennio metteva in difficoltà i suoi insegnanti di matematica a scuola, che lo pregavano di non intervenire sempre, per non rovinar loro la lezione. Dopo la maturità classica decise di iscriversi ad Ingegneria a Roma, ma sotto consiglio dei suoi professori, passò a Matematica dopo pochi mesi. Tutti erano infatti convinti che una mente così geniale fosse sprecata se applicata ai problemi pratici dell’ingegneria.
Il giovane leccese entrò a far parte della scuola di Mauro Picone, già maestro di illustri matematici come Guido Stampacchia e Renato Caccioppoli. Dopo aver trascorso numerosi anni insieme a Picone, De Giorgi fu chiamato a ricoprire la cattedra di analisi matematica, algebrica ed infinitesimale alla Scuola Normale Superiore di Pisa.
Ennio De Giorgi, nel corso della sua lunga e brillante carriera, fu il precursore di alcune idee innovative nel mondo della matematica, che si rivelarono decisive per comprendere alcuni problemi irrisolti. Già nel 1955 aveva dimostrato che alcune equazioni lineari alle derivate parziali di tipo iperbolico ammettevano altre soluzioni oltre a quella nulla.
Ennio De Giorgi raggiunse la fama mondiale quando risolse uno dei problemi posti dal matematico francese David Hilbert nel 1900. Il problema riguardava stabilire se le soluzioni dei problemi regolari del calcolo delle variazioni sono sempre analitiche oppure no. In poche parole significa determinare se la funzione che minimizza un certo funzionale (funzione definita su uno spazio di funzioni) di costo è analitica o no. Passò così alla storia il teorema di De Giorgi – Nash, che testimonia come anche il matematico statunitense John Nash pervenne al medesimo risultato di De Giorgi, solo tre mesi più tardi.
Egli si dedicò per lungo tempo ai problemi sulle superfici, strettamente connessi alla teoria della misura, di cui era uno dei massimi esperti a livello mondiale. Insieme a Enrico Bombieri ed Enrico Giusti risolse il problema di Plateau in uno spazio 8-dimensionale. Si trattava di stabilire se le superfici di area minima rimanevano regolari come negli spazi a dimensione minore o uguale di 7. I tre dimostrarono che in otto dimensioni le superfici potevano diventare singolari, ovvero potevano presentare punti angolosi o di cuspide.
Ennio De Giorgi, oltre ad essere un brillante matematico, era uno studioso di filosofia e un fervido cristiano. Egli credeva fortemente nella concezione sapienziale della matematica e di tutte le altre scienze. In un’intervista rilasciata poco prima di morire, egli si sofferma su un passo dei Proverbi
La Sapienza, che è più grande della matematica, era con Dio quando Egli creò il mondo e ama farsi trovare dagli uomini che la cercano e la amano a loro volta
De Giorgi morì a Pisa il 25 ottobre 1996, lasciando una grande eredità alla matematica italiana, che ancora oggi percorre le strade più tortuose e ottiene i risultati più ambiziosi grazie al lavoro del genio leccese.