Nei giorni scorsi abbiamo sentito tantissimo parlare della strana strategia che vuol mettere in atto il Regno Unito per affrontare la pandemia del coronavirus: l’immunità di gregge.
Grazie al concetto di immunità di gregge, non solo molte malattie hanno cessato d’esistere (basti pensare al vaiolo), ma soprattutto i soggetti immunodepressi, il cui fisico non consente di poter fare un vaccino, sono coperti da alcune patologie grazie al fatto che la maggior parte delle persone che li circonda è vaccinata.
Un virus non è una forma di vita indipendente: ha bisogno di un ospite per nutrirsi e riprodursi, altrimenti cesserebbe di esistere all’istante. In merito al coronavirus, bisogna fare molta attenzione a leggere notizie che parlano sulla trasmissione dei virus a grandi distanze, il cui studio è stato ritirato, o sulla sua permanenza sulle superfici per svariati giorni.
Un virus, a differenza di un batterio, non sopravvive se non ha un organismo nel quale riprodursi. L’importanza di un vaccino risiede proprio in quest’ultimo concetto: creare un ambiente non favorevole alla proliferazione del virus, ossia evitare che questo transiti da un organismo all’altro, è di fatto la chiave per debellarlo.
Affinchè un’epidemia possa aver luogo, è necessario che vi sia un certo numero di persone infettabili: il vaccino ha il compito di rendere questo numero quanto più basso possibile, generando la cosiddetta immunità di gregge.
Il concetto di immunità di gregge ha preso piede con il vaiolo, durante la cui epidemia, nell’ottobre del ’77, vi fu l’ultimo paziente ammalato e contemporaneamente circondato da personi immuni: il virus non ebbe più un corpo ospite e pertanto fu sconfitto del tutto.
Il vaccino, su cui tanto si dibatte, è l’unica arma di cui si dispone contro un virus; arriverà un momento in cui questo non potrà più riprodursi, scomparendo. Vaccinarsi rappresenta, dunque, non solo una forma di protezione verso se stessi, ma verso un’intera comunità, che, purtroppo, è spesso composta anche da persone che non possono vaccinarsi.
“Per capire cos’è l’immunità di gregge dobbiamo immaginare una foresta fatta da tanti alberi; un fulmine colpisce uno di questi alberi e comincia a propagarsi un incendio”
Queste le parole del virologo Roberto Burioni, che si esprime in un articolo in merito all’ipotesi di poter debellare il coronavirus con l’immunità di gregge.
“Immaginiamo che però qualcuno arrivi e tagli il 90% degli alberi nella foresta. Quando il fulmine arriva e colpisce l’albero, non succede niente perchè non c’è un altro albero vicino per poter propagare il fuoco: questa è l’immunità di gregge.“
“Coronavirus: ha senso parlare di immunità di gregge? Non ha molto senso!“
Perchè dunque, non ha senso? Innanzitutto, se una persona ha contratto una prima volta il coronavirus non sappiamo se è immune al virus una volta che vi entra nuovamente in contatto; è stato infatti registrato il caso di un paziente che ha contratto per due volte il virus.
“Non sappiamo quindi se una persona che ha già avuto il coronavirus può essere reinfettata. Magari con sintomatologia più lieve, ma, nonosctante ciò, è comunque in grado di propagare il virus.”
Inoltre, non disponiamo di vaccino contro il coronavirus: parlare di immunità di gregge contro il coronavirus ha senso solo se disponiamo di un vaccino da poter somministrare alle persone.
Non ha alcun senso parlare, in questo momento, di un eventuale nesso tra l’immunità di gregge e il coronavirus; disponiamo, attualmente, di un’unica arma: l’isolamento.
Notizie ufficiali dal Regno Unito arriveranno solo martedì, ma, secondo le prime indiscrezioni, il governo ha già fatto un passo indietro: “Non intendiamo affrontare l’emergenza coronavirus con l’immunità di gregge.”
Fonte e approfondimenti: www.medicalfacts.it