Coronavirus, sperimentazione umana per il vaccino americano
Si lavora sodo, in ogni parte del mondo, per trovare un vaccino adatto al coronavirus.
La peculiarità di questa patologia sta nel fatto che è del tutto nuova ed è ancora difficile capire come avviare un protocollo di una potenziale cura.
Insomma, il mondo scientifico è diviso a metà: da una parte si cerca di trattare quei pazienti che, purtroppo, hanno contratto il covid-19 e dall’altra si fa una corsa contro il tempo per trovare un vaccino immediatamente efficace e dagli effetti collaterali contenuti.
Prima fase: limitare gli effetti collaterali
Uno degli studi in prima linea per la ricerca sul vaccino contro il coronavirus è attualmente condotto presso il Kaiser Permanente Washington Health Research Institute di Seattle. E a rivelare le prime indiscrezioni è proprio un funzionario dei National Institutes of Health (NIH), finanziatori di questo studio sperimentale.
I test saranno svolti su 45 giovani volontari sani con diverse dosi della patologia, studiate dai NIH e dalla startup Biotech del Massachusetts. L’obiettivo principale di questa prima fase sperimentale sull’essere umano del vaccino è quella di appurare che determinate dosi non comportino effetti collaterali particolari.
Il tutto implicherebbe che nel giro di 4 mesi sarebbe pronto il dosaggio per una nuova fase, per avere un vaccino per il coronavirus entro un tempo di 18 mesi.
Gli approcci alla ricerca del vaccino sono molto diversi, ma seguono una linea comune chiamata plug and play: alcune case stanno utilizzando parti del codice genetico del coronavirus iniettandolo in virus innocui per indurre l’organismo a combatterlo; altri stanno fanno uso di frammenti di Rna e Dna che dovrebbero indurre il sistema immunitario a sviluppare le proteine per sconfiggere il covid-19.
Il target principale è avere 1000000 di vaccini pronti per altri studi clinici entro la fine del 2020.
Un vaccino universale contro ogni coronovirus
La novità assoluta di tutti i Paese impegnati nella corsa al vaccino contro il coronavirus è quella di cercare una metodologia che consenta di sconfiggere i coronavirus in generale.
Gli scienziati affermano infatti che dopo le epidemie di Sars e Mers si aspettavano una nuova ondata di coronavirus dal codice genetico mutato; e non faticano a credere che negli anni a venire ci saranno ulteriori variazioni dei coronavirus che scateneranno altre epidemie.
Quello a cui stanno puntando gli scienziati è individuare una nanoparticella che contenga le informazioni necessarie a stimolare il sistema immunitario del corpo umano. La nanoparticella costituirebbe dunque una sorta di nucleo del vaccino, peraltro facile da gestire da un punto di vista di condizioni di trasporto (si pensi ad esempio alla temperatura).
Il contributo dell’Italia al vaccino anti coronavirus
Anche l’Italia, in lockdown da otto giorni e in una situazione critica (si contano attualmente più di 30000 contagiati).
L’azienda Takis sta anch’essa sperimentando un approccio al vaccino contro il covid-19: in settimana comincerà la sperimentazione animale e sarà il primo passo in Europa.
A seconda dell’esito di questi primi test, si partirà anche nel nostro Paese con la sperimentazione umana.