Home » Alla scoperta dell’equipaggio dell’Apollo 11: Buzz Aldrin

Alla scoperta dell’equipaggio dell’Apollo 11: Buzz Aldrin

Astronaut and Lunar Module pilot Buzz Aldrin is pictured during the Apollo 11 extravehicular activity on the moon. He had just deployed the Early Apollo Scientific Experiments Package. In the foreground is the Passive Seismic Experiment Package; beyond it is the Laser Ranging Retro-Reflector (LR-3). © nasa.gov

20 Luglio 1969. Chi c’era non potrà mai dimenticare quella data, sia appassionato o meno di esplorazioni spaziali. Il mondo intero era lì, fermo, ad aspettare che l’equipaggio dell’Apollo 11 scrivesse una pagina indelebile della storia dell’umanità. La conquista del suolo lunare era una realtà! A scendere dall’Apollo11 furono due uomini: uno, famosissimo, fu Neil Armstrong, il comandante della spedizione nonché primo uomo sulla Luna; l’altro, forse meno conosciuto, era Buzz Aldrin, l’uomo ritratto nella stragrande maggioranza delle foto sul suolo lunare.

Potrà sembrare strano ma probabilmente, vedendo le foto scattate sulla Luna, non vi sarete chiesti chi fosse raffigurato e altrettanto probabilmente, avrete pensato che fosse Armstrong. Invece no, il comandante della missione aveva la macchina fotografica e per questo lo ritroviamo in pochissime immagini.

Edwin Eugene Aldrin Jr, alla storia “Buzz” Aldrin

Nato a Monclair, USA, nel 1930 Edwin Eugene Aldrin Jr all’età di 21 anni si laureò in Ingegneria meccanica presso la United States Military Academy. Suo padre fu un aviatore dell’esercito americano durante la prima guerra mondiale e fu proprio lui ad instradare il figlio verso la carriera aereonautica.

Fu sua sorella minore a dare il soprannome di Buzz ad Edwin. Infatti, cercando di chiamarlo “brother” finiva sempre per storpiarlo in “buzzer”. Da allora per tutti sarebbe diventato Buzz Aldrin.

Può interessarti anche: Apollo11, spunta documentario inedito digitalizzato da Todd Douglas Miller

Il giovane Aldrin partecipò a 66 missioni di combattimento durante la guerra di Corea a bordo del suo F-86 abbattendo due MiG-15. Di ritorno dalla guerra conseguì un dottorato presso il Massachusetts Institute of Technology  (MIT) con una tesi intitolata “Line-of-Sight Guidance Techniques for Manned Orbital Rendezvous” che gli valse il soprannome di “dottor Randezvous”.

Il 1969, un anno memorabile

Dopo varie esperienze nella NASA, Aldrin fu scelto per far parte dell’equipaggio della missione Apollo11, la prima che aveva come obiettivo l’allunaggio con equipaggio a bordo.

“Magnifico, no?”
“Magnifico, una magnifica desolazione”.

A porgere la domanda fu il comandante della spedizione, Neil armstrong, sbarcato 20 minuti prima di Aldrin sul suolo lunare. La risposta di Buzz è passata alla storia ed è forse la frase che rappresenta meglio ciò che vissero i due astronauti i quei momenti incredibili. Una magnifica desolazione era quello che videro i due uomini. Per la prima volta esseri umani calpestavano quella terra arida e desolata che è il satellite del nostro pianeta.

Leggi anche: Apollo11, sul web il software che permise l’allunaggio

Per due ore e 15 minuti Aldrin ed Armstrong scattarono foto e prelevarono frammenti di suolo lunare, così che potessero essere analizzati una volta rientrati a terra.

Neil, come abbiamo detto, aveva in braccio la macchina fotografica e riprese il collega in quelli che sono diventati forse gli istanti più famosi della storia recente dell’intera umanità.

Buzz Aldrin fotografato da Neil Armstrong mentre saluta la bandiera americana appena piazzata sul suolo lunare.
©nasa.gov

Il ritorno sulla Terra e la speranza di uno sbarco su Marte

Pochi anni dopo il rientro sulla Terra, Aldrin lasciò la NASA e poco dopo anche l’aeronautica militare dopo 21 anni di servizio. Nelle sue biografie racconta i problemi con l’alcol e con la depressione.

Leggi anche: Le bandiere sulla luna si stanno logorando

La sua passione per lo spazio non si è però mai spenta. La sua speranza ora rsiede nel fatto che un giorno ciò che lui ha compiuto sulla Luna possa essere fatto su Marte, così che un altro sogno spaziale possa essere realizzato.