Pesticidi: armi che ci proteggono o nemici da combattere?
L’uso dei pesticidi è stato necessario per l’eradicazione di alcune malattie (quali febbre gialla e malaria), ma, nonostante ciò, sono numerose le controindicazioni che portano con sé: una prolungata esposizione a diversi tipi di pesticidi può provocare danni non solo al sistema nervoso centrale, ma anche ad organi quali il fegato, può portare infertilità e può alterare la corretta funzionalità del sistema endocrino. Il termine “pesticide” ha da una parte le sue radici nella parola latina “pestis” (da cui deriva anche la parola pestifero), ma risulta essere anche l’italianizzazione del termine inglese “pesticides”.
Il termine più usato in italiano è fitosanitari, anche se spesso si utilizzano le diciture fitofarmaci o agro-farmaci. Essenzialmente si tratta di sostanze che consentono di controllare la crescita e la diffusione di organismi indesiderati. I pesticidi vengono distinti in prodotti fitosanitari (usati specificamente in agricoltura) e bioacidi (usati per debellare organismi nocivi portatori di malattie), oppure vengono classificati, sulla base del tipo di organismo su cui agiscono, in:
- insetticidi, che combattono gli insetti (ad esempio nel contesto agricolo);
- erbicidi, che eliminano le erbe infestanti;
- anti-criptogamici, che eliminano muffe e funghi;
- nematocidi, che combattono i vermi (per proteggere, ad esempio, il terreno),
- acaricidi, che eliminano gli acari.
Lo scopo dei pesticidi è quello di controllare il potenziale danno che possono provocare tutti quei microrganismi (funghi, muffe, batteri) nei confronti dell’uomo, degli animali, dei terreni e dei prodotti alimentari. Come per i farmaci, prima che un fitosanitario venga utilizzato viene sottoposto ad una serie di trials con lo scopo di effettuare una serie di valutazioni sui possibili rischi correlati: agenzie come l’EFSA (European Food Safety Authority) si occupano di fornire una consulenza scientifica basata sulle valutazioni del rischio di una sostanza e solo successivamente viene approvato dalla commissione Europea.
Come i pesticidi possono alterare il sistema endocrino
Tra le varie attività dei pesticidi ritroviamo anche la capacità di agire come interferenti endocrini.
Il sistema endocrino, costituito da diverse ghiandole distribuite in tutto il corpo, ha la funzione di regolare diverse funzioni dell’organismo, attraverso la produzione di ormoni. Un ormone è una sostanza chimica capace di trasmettere un segnale a lunghe o brevi distanze per indurre una risposta biologica. Durante tutto il corso della vita, fin dalla vita intrauterina, la segnalazione ormonale è essenziale per il corretto funzionamento di tutte le attività biologiche. Pertanto, una disfunzione ormonale può compromettere lo sviluppo embrionale.
I pesticidi, agendo da interferenti endocrini, alterano il normale equilibrio ormonale, accendendo/spegnendo o modificando i segnali, impediscono il legame tra un recettore e il suo ligando (ormone) e ne occupano il sito di legame. Queste sostanze possono essere pericolose per lo sviluppo del feto e del bambino, basti pensare agli ormoni come estrogeni e testosterone per il corretto sviluppo dei caratteri sessuali e la pubertà o anche quello degli ormoni della tiroide per lo sviluppo cerebrale. È risaputo che i soggetti più esposti ai pesticidi hanno un maggior rischio, rispetto alla popolazione generale, di sviluppare malattie legate all’apparato riproduttivo (infertilità, abortività, endometriosi), disturbi del comportamento nell’infanzia e alcuni tipi di cancro come quello del testicolo e della mammella.
Esempi di interferenti endocrini sono gli ftalati e il bisfenolo. Sono composti chimici usati nel contesto della produzione di materiale plastico, vengono aggiunti ai polimeri per migliorarne la flessibilità e la modellabilità. Gli ftalati li ritroviamo in una grande quantità di prodotti che usiamo ogni giorno, nei prodotti di cosmesi (creme e shampoo), nei contenitori alimentari, nei materiali di imballaggio. Il bisfenolo viene usato nella produzione di plastiche e dei suoi derivati, viene usato nella carta termica, scontrini fiscali e biglietti, ma anche in diversi dispositivi medici.
Pesticidi e cancro
È ormai assodato il legame tra l’esposizione ai pesticidi (attraverso il cibo e non solo) e l’insorgenza del cancro (al seno, alla prostata, alla tiroide) per l’alterazione della funzionalità ormonale. Ci sono cinque tipi di pesticidi che sono stati inseriti nella lista dello IARC (International Agency of Cancer Research), si tratta di malatione, diazinone, glifosato (inseriti nel gruppo 2A, ovvero sostanze probabilmente cancerogene) paraclorvinphos, paration (inseriti nel gruppo 2B, ovvero sostanze possibilmente cancerogene).
I pesticidi negli alimenti
Come ogni anno, di recente l’EFSA ha pubblicato un rapporto sui residui di pesticidi negli alimenti dell’UE. Gli alimenti su cui sono stati trovati maggiori tracce di residui di pesticidi interferenti fino a 30 volte rispetto a quelli minimi sono stati lattuga, pomodori, agrumi, uva, fragole, cavolo cappuccio. Meno contaminanti risultano nelle banane, carote, piselli e in generale tutti gli ortaggi prodotti che sono protetti da una buccia più spessa. Sono emersi dei dati incoraggianti per alcuni alimenti in cui, rispetto agli anni passati, i residui di pesticidi risultano diminuiti, ad esempio mele (da 2,7% a 2,1%) e pomodori (da 2,6% a 1,7%).
L’UE regolamenta dal 2008, secondo un quadro legislativo, i livelli massimi residui (LMR), ovvero i valori massimi di pesticidi che i prodotti di origine vegetale (che siano alimenti o mangimi) possono contenere, in modo tale da ridurre al minimo l’esposizione per i consumatori. I parametri vengono stabiliti dopo aver valutato tutte le proprietà di quel principio attivo e considerando il contesto in cui verranno utilizzati.
Alcuni accorgimenti per tutelarsi
- Acquistare, se possibile, cibo proveniente da agricoltura organica.
- Lavare attentamente frutta e verdura con acqua e bicarbonato o aceto bianco.
- Sbucciare gli alimenti prima di consumarli (alcuni pesticidi riescono ad attraversare le bucce e arrivare alla polpa, mentre altri rimangono concentrati sulla buccia esterna).
- Scegliere gli alimenti meno contaminati.
Esiste un sito e la sua rispettiva applicazione che si chiama “What’s on my food?” (Cosa c’è nel mio cibo?) che può aiutarci a valutare quanto gli alimenti che consumiamo sono più o meno ricchi di pesticidi. Nell’applicazione infatti sono inseriti oltre 90 prodotti alimentari di cui il database può fornire informazioni sulle sostanze chimiche, in modo da avere notizie sui rischi che corriamo facendo la nostra spesa.
Articolo a cura di Noemi Mauro.